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Il settore della cultura e dello spettacolo è stato uno dei settori più colpiti dalle misure di contenimento introdotte nell’UE per frenare la diffusione del coronavirus.

In questi mesi sono stati messi a nudo limitazioni e modelli di business ‘pre-covid’, ma contemporaneamente si è presentata un’incredibile opportunità di rinnovamento e riorganizzazione, per chi sarà in grado di coglierla. Profondi cambiamenti culturali e tecnologici impongono nuove figure professionali, nuovi investimenti, e una nuova diffusa competenza digitaleInternazionalizzazionetransmedialità e nuove competenze sono alcuni degli elementi da non sottovalutare per un settore che deve trasformarsi per poter ripartire.

Il Sole 24 Ore ha deciso di riavviare il dialogo sull’economia della cultura tra il sistema pubblico e privato italiano cominciato dieci anni fa con il Manifesto della Cultura, nell’obiettivo comune e condiviso di una tempestiva ripartenza economica. Insieme a Il Sole 24 Ore-DOMENICA, Radio 24, a 24 ORE Eventi e 24 ORE CulturaConfindustria Cultura Italia e AICC (Associazione Imprese Culturali e Creative) Il Sole 24 Ore ha organizzato dunque l’edizione 2021 degli Stati Generali della Cultura, “Le nuove frontiere della cultura”, mercoledì 14 luglio in diretta streaming per tutto il giorno.

All’evento digitale è intervenuto in apertura il Ministro della Cultura Dario Franceschini che, rispondendo alle domande del direttore del Sole 24 Ore Fabio Tamburini in apertura degli Stati Generali della Cultura, ha ribadito come sia “la gestione del Recovery adesso la priorità della cultura italiana. Ci sono tanti soldi che vanno gestiti, per i borghi, per il recupero dei casali, per il restauro delle chiese“, dice Franceschini. Che parla di cinema e audiovisivo. Abbiamo messo 300 milioni per il raddoppio e la crescita di Cinecittà, abbiamo lanciato il tax credit che ha fatto crescere il lavoro nel settore, una legge che è stata un forte attrattore a livello internazionale. L’investimento su cinema e audiovisivo è una delle più grandi operazioni industriali dei prossimi anni, non è soltanto fare cultura e fare del bene, è anche fare reddito”. In tema di cultura “pubblico e privato debbono collaborare – ha ribadito Franceschini – “In Italia c’è sempre stata su questo una contrapposizione ideologica che io ho cercato da subito di rompere; da parte nostra c’è piena apertura al privato“.

La strategia, secondo gli ospiti intervenuti e secondo il Ministro, passa dunque necessariamente dalla collaborazione tra pubblico e privato, vera chiave per il rilancio economico del settore.

Su questo punto fondamentale è intervenuto Luigi AbetePresidente AICC Associazione Imprese Culturali e Creative: “Per le imprese culturali e creative si aprono grandi prospettive pur in un contesto in cui si consolidano grandi ritardi e i gravi problemi che hanno segnato, negli ultimi anni, il sistema culturale del nostro Paese. La tendenza che si va affermando in parte dell’amministrazione pubblica, di “statalizzare” sempre più le attività operative gestionali, si accompagna all’uso distorto, sempre più diffuso, della forza viva e proattiva del mondo del terzo settore. L’attività dei molti che si adoperano in forme di solidarietà indirizzate al sostegno dei più deboli e fragili viene impropriamente utilizzata come forma surrettizia di lavoro dipendente sia nel pubblico che nel privato.  Statalismo e uso improprio della solidarietà: risolvere queste sfide è condizione essenziale per il nostro futuro.”

 

Di riscrittura dei consumi culturali ha parlato il Presidente Confindustria Cultura Italia Innocenzo Cipolletta, La pandemia ha di fatto messo a dura prova il mondo della cultura che però ha saputo reagire trasformando questa crisi in una opportunità per innovarsi e rinnovarsi, investendo su nuovi modelli di business e di fruizione. Quello a cui assisteremo è di fatto una riscrittura dei consumi culturali. Un rinnovamento che le imprese sono pronte a sostenere ma che deve essere accompagnato dal Governo. Temi come un maggior sostegno all’industria musicale, il corretto e rapido recepimento di direttive europee sul diritto d’autore e l’estensione dell’obbligo scolastico ai 18 anni sono solo alcuni dei punti da cui è necessario ripartire. – ha sottolineato Cipolletta agli Stati Generali della Cultura – Abbiamo capito tutti che cos’è l’Italia senza concerti e con musei, cinema e teatri chiusi, da qui ora parte il nostro rinascimento”.

Sul tema della partnership tra pubblico e privato è stato presentato in convegno in particolare il caso dell’Arena di Verona, con l’intervento di Cecilia Gasdia, Sovrintendente e Direttore Artistico dell’Arena di Verona“Se il 2020 è stato l’anno dello sconvolgimento, il 2021 doveva essere l’anno della rinascita. L’Opera Festival dell’Arena di Verona è ripartito in sicurezza, coinvolgendo il maggior numero possibile di lavoratori e con novità radicalil’integrazione di nuove tecnologie e saperi tradizionali negli allestimenti realizzati dalle maestranze della Fondazione; la promozione di una fusione inedita delle arti sul nostro palcoscenico, con dodici tra i più importanti musei e parchi d’Italia con il patrocinio del MiC; e soprattutto, accanto alla conferma del sostegno degli sponsor, le campagne di fundraising e crowdfunding 67 colonne e #iosonolarena, che hanno dato una risposta sorprendente, testimoniando un legame ritrovato e un reciproco senso di responsabilità tra i mecenati del territorio e il Teatro come bene indispensabile e parte fondante della società civile”.

A metà mattinata è stato introdotto il secondo leit motiv del convegno, legato a futuro e strategia di sviluppo, in cui l’innovazione del settore culturale passa anche attraverso l’integrazione tra luoghi e spazi “fisici” e il digitale. L’abbiamo visto in questo anno e mezzo di emergenza pandemica, dove ad esempio grazie al digitale i musei, i teatri, gli artisti hanno potuto mantenere un contatto continuo con il pubblico e trovare così nuove forme di interazione e fruizione culturale, facendo dunque innovazione di sistema, oltreché di prodotto.

Affondo verticale anche su ripartenza e nuova identità dell’“ecosistema” editoriale, audiovisivo e musicale italiano, con Sergio Cerruti, Presidente AFI – Associazione Fonografici Italiani, Giancarlo Leone, Presidente APA – Associazione Produttori Audiovisivi, Ricardo Franco Levi, Presidente AIE – Associazione Italiana Editori, e Simone Silvi, Amministratore Delegato Treccani Reti, il quale così ha commentato l’anno e mezzo di pandemia: “Cosa ci hanno insegnato questi ultimi 18 mesi? Che la paura del futuro, la dolce e fatale illusione che tutto resterà sempre uguale condannano al fallimento anche i migliori. Il futuro non va aspettato, per quanto possibile va anticipato. Solo così non si rischia mai di diventare obsoleti, una roba da musei, da vecchio album dei ricordi. E per farlo ci vuole visione, ci vuole coraggio, senza mai, mai dimenticare chi siamo veramente.”

Una nuova strategia dovrà essere adottata in particolare nel campo delle performing arts con le nuove forme di produzione e le nuove modalità di fruizione, i due focus delle tavole rotonde della mattinata di lavori. Se ne è parlato con Carlo Fuortes, Sovrintendente Teatro dell’Opera di Roma e Sergio Ricciardone, Direttore Artistico Club to Club Festival.

Spazio poi a fine mattinata per le testimonianze di alcuni protagonisti assoluti del rilancio della cultura italiana, come l’Etòile Roberto Bolle, in questi giorni al Circo Massimo di Roma e che ha sottolineato come in questo momento drammatico per il mondo dello spettacolo si sia finalmente compreso quanto questa categoria professionale abbia bisogno di maggiore tutela: “Credo che quello che ci abbia insegnato questo momento è proprio prendere consapevolezza dei vulnus, delle carenze. Ce ne sono molte nel nostro settore: carenze previdenziali, assistenziali… è un settore che opera e lavora con grandi discontinuità: ad esempio, c’è una parte molto creativa che molti fanno anche da casa. Sono delle specificità molto diverse da altri lavori e da altri settori. Queste caratteristiche sono emerse in maniera plateale evidenziando proprio quelle mancanze e quelle storture che negli anni non si era voluto correggere e adesso, veramente, credo che si possa fare qualcosa per fornire tutele ai lavoratori dello spettacolo – tutti in generale – affinché ci sia una equità sociale diversa da quella che c’era prima.”

Nel pomeriggio i lavori hanno ripreso con lo spazio dedicato ai territori, protagonisti del rilancio. Il punto prima con le istituzioni, ovvero con Michele Guerra, Assessore alla Cultura Comune di Parma, Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura Comune di Firenze e Ines Pierucci, Assessore alla Cultura Comune di Bari.

Poi è stata la volta del mondo dell’impresa: un esempio di collaborazione in ambito digitale tra pubblico e privato viene dalle aziende digitali: “Come le aziende digitali possono sostenere il mondo della cultura” con soluzioni innovative.

A questo proposito è stato presentato il caso-modello di Shaa, una digital tech company italiana attiva da 11 anni nel mondo dei video e proprietaria di una piattaforma virtuale per la gestione video on demand e live streamingLuca Sepe, Amministratore Delegato di Shaa, ha spiegato come le aziende digitali possono sostenere il mondo della cultura dopo un anno e mezzo di chiusura forzata dovuta alla pandemia globale, e ha commentato così l’apporto del digitale nella cultura – giocoforza – in questo momento storico: L’8 marzo 2020 è una data che ha segnato un grande spartiacque nel mondo della cultura e non solo. Il digitale ha portato sin da quel momento una grande rivoluzione ed è stato capace di allargare le platee fisiche e di abbattere i confini e i limiti imposti.”

L’ultima tavola rotonda e leit motiv della giornata si è concentrata sul tema “Promozione ed innovazione: la nuova esperienza dell’arte”: sono intervenuti Ilaria Bonacossa, Direttrice di Artissima Torino, Stefano Boeri, Presidente della Triennale Milano e Alvise di Canossa, Presidente di Art Defender, che così ha commentato l’anno appena trascorso: L’anno horribilis che ha devastato il nostro Paese, sotto i profili umani, sociali ed economici, ha di fatto completamente bloccato il settore Culturale. La riflessione che nasce spontanea riguarda la necessità di ridisegnare un percorso che permetta un reale avvicinamento tra Pubblico e Privato, per offrire un nuovo programma che, con equilibrio, coniughi Cultura ed Economia, Innovazione e Tecnologia per permettere a noi ed al mondo di ritornare a vivere il Bello e l’Arte come un dono prezioso da conservare nel tempo”

 

La giornata di lavori si è chiusa con l’ultimo focus, dedicato al ruolo dell’Università nell’ambito dell’industria della cultura indagando in particolare Il valore della formazione: dall’umanistico allo scientifico”, su cui è stata intervistata la Ministra dell’Università e la Ricerca Maria Cristina Messa, che sul tema dei divario degli atenei si è espressa così: “La priorità che ho sul tavolo è riuscire a mettere le basi per attuare i progetti previsti dal Pnrr che servano a superare i divari nel settore dell’Università e ricerca e per portare l’Italia a essere competitiva tra 5-6 anni e a camminare con le proprie gambe. Mettere a terra questa progettualità è impegnativo e non si può fare senza riforme. Quindi è necessario un sistema di riforme e semplificazione che permetta a tutti gli attori in campo di giungere all’investimento del Pnrr, poter lavorare e creare un sistema attrattivo per giovani, che dia competenze per il nostro mercato e renda l’Italia un Paese forte e competitivo su ecologia e transizione digitale ed ecologica”.