Porto il saluto di Sistema Cultura Italia, la Federazione italiana dell’industria culturale che aderisce a Confindustria e che rappresenta tutte le imprese che operano nel mondo dei contenuti (editoria, musica, cinema, spettacolo, tv e home video).
Visto che parliamo di tecnologie, il nostro mondo – per capirci – non è quello che corrisponde all’hardware ma al software. E’ il mondo dei contenuti culturali e di intrattenimento
Sistema Cultura Italia ha scelto di patrocinare questo appuntamento perché costituisce una occasione privilegiata – in quanto trasversale, a 360 gradi – per capire a che punto siamo in Italia e in che direzione stiamo andando.
Leggevo proprio due giorni fa nell’ambito del Rapporto eContent del collega Tripi, di Confindustria sistemi innovativi e tecnologici, che il loro ” terzo Rapporto sul mercato dei contenuti digitali si conferma come l’unico punto di osservazione e monitoraggio in grado di fornire una dettagliata fotografia del mercato italiano e dei segmenti che lo compongono, analizzandone le traiettorie evolutive e i fattori che ne sosterranno lo sviluppo”.
Sono colpito…Mi sembra che ne esista anche un altro, che ha la capacità di analizzare non solo gli aspetti quantitativi e di mercato legati alle tecnologie di per sé, ma anche di comprendere e descrivere, anche nei loro elementi qualitativi, i fenomeni sociali e culturali che derivano dalla diffusione delle tecnologie, in particolare per quanto riguarda i comportamenti e le abitudini dei consumatori. E con il merito di evidenziare con forza luci e ombre del “sistema”. I nostri ragazzi – “l’avamposto” del futuro che esisterà tra gli italiani e l’online – convivono infatti sempre più con le tecnologie, sono aggiornati, hanno sempre l’ultima versione, sono veloci, ma sempre più utilizzano il mezzo informatico solo come gadget tecnologico, in una logica”’usa e getta” e con poca attenzione e consapevolezza delle potenzialità più complessive. Hanno il cellulare di terza generazione ma lo usano nelle funzioni essenziali. Mandano sms e mms ma non per avere notizie. Si comperano il plasma ma poi guardano solo programmi di intrattenimento.
Andiamo quindi verso la digital de-generation? Il rischio di impoverimento culturale c’è, ed è supportato dai dati. E’ su questo che occorre lavorare, e anche noi come Federazione lavoreremo su questo.
Va benissimo quindi che ci siano incentivi da parte del Ministero delle Comunicazioni per l’acquisto del decoder e che si stanzino 100 milioni annui per il passaggio alla tv digitale. Lo strumento però da solo non basta, è necessaria una riflessione e una politica complessiva che tenga conto non solo dell’importanza di mettere a disposizione dei cittadini una infrastruttura tecnologica, ma che metta l’accento anche sulla presenza di servizi a valore aggiunto, sulla disponibilità di contenuti di qualità e che ponga in essere dei sistemi di formazione adeguati per far crescere le nuove generazioni anche nell’uso evoluto dell’innovazione tecnologica, creando così le condizioni per lo sviluppo di creatività e di innovazione nel nostro paese.